IL CANTO DELLA MEGATTERA. SOLITUDINE E SPERANZA NEL NUOVO LIBRO DI CHRISTIANO CERASOLA. INTERVISTA ALL’AUTORE.

di Laura Bonelli

Italo-danese, una carriera da modello alle spalle Christiano Cerasola è uno scrittore che ama esplorare le parti più recondite dell’ uomo, scovando orrori e tenerezze che scorrono nelle vene come sostanze che guariscono o distruggono.

Il suo ultimo lavoro, Il canto della megattera (Elmi’s World) , è una raccolta di racconti di “anime in viaggio”. La potenza dell’adolescenza, la difficoltà di affrontare gli angoli bui della propria interiorià, il desiderio di trovare una direzione di vita, sono solo alcuni dei temi approfonditi. Il tratto che  contraddistingue questo libro è il sottile filo conduttore tessuto nelle narrazioni e una scrittura incisiva, a volte lieve, a volte feroce.

 

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Christiano Cesarola

 

Partiamo dal titolo: Il canto della megattera…

La megattera non emette un suono aggraziato, il fatto che canti è un paradosso: le balene emettono gemiti, grida acute e rumori di altro genere per chiamarsi. Sono utilizzati durante la stagione riproduttiva e possono durare da pochi minuti a ore intere. Ma le megattere non cantano.

Nel romanzo il suono viene ascoltato dai due protagonisti in un momento particolare del loro viaggio dei sogni. Un rumore fastidioso che però viene rivestito di un significato celestiale. Una figura retorica che vorrebbe suggerire quanta bellezza, anche non necessariamente manifesta, ci può essere.

 

 

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Mi sembra che questi racconti in realtà siano un romanzo narrato  da diversi punti di vista, un puzzle che si ricostituisce, è così?

In realtà il racconto è frammentato, e sfalsato nel tempo: c’è la presentazione dei tre protagonisti, Pietro Topazio, Giada della Notte e Elio. Poi un incidente e un prequel nel quale si spiega come si è arrivati al presente. La struttura del romanzo è effettivamente, come dicevi tu, un puzzle.

 

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Le storie di cui scrivi passano dalla disperazione più cupa alla rinascita. Dove vuoi portare il lettore?

Mi piace raccontare di speranza, ma senza dimenticare quanto in basso si può cadere.

 

Spesso ti sei occupato degli outsiders, in questa raccolta ci sono “anime in crescita”. Qualcosa è cambiato?

Credo che anche gli “outsider” siano anime in crescita, forse sono figure che crescendo si distinguono dalla massa, ma ciò non blocca il loro sviluppo e, per alcuni, il disagio li emargina ai confini degli stereotipi.

 

Nella tua vita professionale ti occupi di moda, trai ispirazione anche da essa per la tua vita artistica?

Non sono assolutamente ispirato dal lavoro che faccio, e questo è il motivo principale per il quale non scrivo nulla a riguardo. Sicuramente, però, vengo ispirato dai numerosi viaggi che ho dovuto sostenere. Nello specifico di questo racconti, infatti, ho attinto dal mio viaggio in Sud America.

 

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